Scrittura creativa

L’incipit

Eccoci giunti al momento cruciale: abbiamo tutti gli elementi per iniziare – il tema del romanzo e la struttura per trasportarlo su carta – quindi, ci siamo, è arrivato davvero il momento di farlo, è arrivato il momento di scrivere. E come in tutte le cose, partiamo dal principio, dalle prime righe della prima pagina del primo capitolo. Partiamo dall’Incipit.

L’Incipit è il vostro gancio per afferrare i lettori e trascinarli dentro il racconto. L’Incipit deve promettere, deve far presagire che qualcosa accadrà e che quindi vale la pena di continuare a leggere. Naturalmente, sin da qui, la scelta delle parole dovrà essere accurata per introdurre quello che sarà il tono generale di tutta la vicenda. Un romanzo che inizia con un dialogo, prospetta un ritmo veloce, una storia d’azione dai toni serrati, viceversa, un descrizione lenta ed accurata può introdurci nella lettura di un romanzo classico d’altri tempi. Certo, non è sempre così: un Incipit può essere costruito per contrasto e iniziarci con dolcezza a una storia cruenta, o con sarcasmo al sentimentale e così via.

Ragioniamo anche al contrario, ovvero, se un buon attacco attrae il lettore, un Incipit lento, poco chiaro o noioso, per esempio, lo spingerà a chiudere il vostro romanzo dopo solo poche pagine.  Prendiamo ora ad esempio due Incipit molto diversi tra loro ma ugualmente efficaci: «Quel ramo del lago di Como d’onde esce l’Adda e che giace fra due catene non interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver formati vari seni e per così dire piccioli golfi d’ineguale grandezza, si viene tutto ad un tratto a ristringere; ivi il fluttuamento delle onde si cangia in un corso diretto e continuato di modo che dalla riva si può per dir così segnare il punto dove il lago divien fiume. Il ponte che in quel luogo congiunge le due rive, rende ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione: perché gli argini perpendicolari che lo fiancheggiano non lasciano venir le onde a battere sulla riva ma le avviano rapide sotto gli archi; e presso quegli argini uno può quasi sentire il doppio e diverso romore dell’acqua, la quale qui viene a rompersi in piccioli cavalloni sull’arena, e a pochi passi tagliata dalle pile di macigno scorre sotto gli archi con uno strepito per così dire fluviale». (I promessi sposi, Alessandro Manzoni).

«Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord.
La spiaggia. E il mare.
Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell’uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un’inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore» (Oceano Mare, Alessandro Baricco).

Sebbene il ritmo sia molto diverso e le epoche in cui sono stati scritti estremamente distanti, i due Incipit, allo stesso modo, usano la descrizione come fosse l’obiettivo di una camera da presa che da una visione globale del paesaggio, rimpicciolisce il suo spazio di ripresa giù, fino a inquadrare quella macchiolina, quel “punto nero” che sarà poi il protagonista o comunque uno dei personaggi che porteranno avanti la storia. Quindi, un Incipit che parte dal generale per arrivare al particolare. Ma un Incipit può anche catapultare il lettore nel bel mezzo dell’azione, che è poi la maniera più efficace per tenerlo ancorato alla storia. È un po’ come entrare in una stanza e sorprendere due persone che… beh, che litigano. La cosa ci scatenerà tantissime domande e lo stesso avviene quando il narratore ci introduce in una vicenda proprio al suo punto cruciale. E quale metodo migliore se non attraverso un dialogo? Quando ciò che accade avviene nell’esatto momento in cui lo stiamo raccontando. Restiamo su Baricco:

«-Allora, non c’è nessuno qui?…BRATH!…Ma che canchero, sono diventati tutti sordi quaggiù… BRATH!
-Non strillare, ti fa male strillare, Arold.
-Dove diavolo ti eri cacciato… è un’ora che sto qui a…
-Il tuo calesse è a pezzi, Arold, non dovresti andare in giro così…
-Lascia perdere il calesse e prendi ‘sta roba piuttosto…
-Cos’è?
-Non lo so cos’è, Brath… che ne so io… è un pacco, un pacco per la signora Rail…
-Per la signora Rail?
-È arrivato ieri sera… Ha l’aria di venire da lontano…
-Un pacco per la signora Rail…».

Formidabile Incipit di Castelli di Rabbia. Il successo è assicurato.
Ma prendete, ora, ad esempio il dialogo che apre il romanzo La valle della paura di Arthur Conan Doyle: «“Io sono propenso a ritenere… ” dissi.
“Già, infatti” m’interruppe Sherlock Holmes in tono d’impazienza.
Credo di essere uno dei più tolleranti mortali della terra, ma francamente il tono sarcastico di quella interruzione m’indispettì
“Sa, Holmes” dissi seccato “che a volte lei mette a dura prova il suo prossimo?”
Ma era troppo assorto nei propri pensieri per dare una risposta immediata a questo mio scatto».

Anche se questo non ci anticipa nulla della vicenda, ci dice tutto dei due protagonisti e ci immerge immediatamente in quei meccanismi tipici della focalizzazione interna di un narratore-personaggio, ma non protagonista. Watson si dichiara subito secondo e tutto ciò che apprenderemo sarà filtrato dai suoi giudizi, infatti, noi lettori non possiamo sapere se davvero poi Holmes è così insopportabile o solo preso dai suoi ragionamenti di investigatore geniale. Ci toccherà continuare a leggere per capire.

Esistono anche Incipit in cui è il protagonista in prima persona, invece, a presentarsi ai suoi lettori, come nello stra-citato Moby Dick: «Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione».

In questo caso l’immedesimazione tra il lettore e il “malinconico Ismaele” è immediata, è bastato rendere vivo il personaggio accennando subito a una sua emozione. Lo stesso effetto si potrebbe ottenere anche attraverso un gioco di anticipazione e flashback: «Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere» (I Malavoglia” Giovanni Verga).

Il rimando a qualcosa che non è più è chiaro, e ci predisponiamo a leggere la storia con lo stesso animo della “buona e brava gente” che vive però in balia della natura incostante del mare.
Ma se il rimando è a qualcosa che dovrà accadere, allora, saremo avidi di sapere: «Fuoco Pallido, poema in distici eroici di novecentonovantanove versi, suddivisi in quattro canti, fu composto da John Francis Shade (nato il 5 luglio 1998 e morto il 21 luglio 1959) durante gli ultimi venti giorni di vita, nella sua abitazione di New Wye, Appalachia, USA.
[…] manoscritto che avevo provveduto a mettere al sicuro prima ancora che il corpo avesse raggiunto la tomba» (Fuoco pallido, Vladimir Nabokov).

Se volessimo classificare le varie tipologie di Incipit, potremmo individuate le seguenti, denominate semplicemente dall’elemento narrativo sul quale focalizzano:

personaggio: lo si usa ancora oggi, ma questo Incipit andava molto in voga soprattutto nel passaggio tra il 1800 e il 1900. Praticamente, il romanzo inizia con la presentazione di un personaggio principale Emblematici i romanzi intitolati, fatalità, con il nome dei protagonisti, si pensi a Emma di Jane Austen.

tempo: in questo caso, il romanzo comincia con una data oppure con un riferimento storico o un altro tipo di indicazione temporale, come accade in Il nostro comune amico di Charles Dickens.

ambiente: usato molto più in passato che oggigiorno, ma da alcuni ancora scelto. Dal nome, l?incipit coincide con una descrizione dell’ambiente, quindi dei luogo in cui la storia è ambientata o, quanto meno, ha inizio. Si veda sopra l’esempio de I Promessi Sposi.

riflessione: non viene detto praticamente nulla o pochissimo della vicenda, l’Incipit piuttosto riporta il messaggio generale dell’opera o quello dal quale la vicenda si avvia. Se la cosa è ben fatta desta la curiosità del lettore, altrimenti rischia d allontanarlo. Un tentativo andato a buon fine è quello di Joseph Conrad in La linea d’ombra

presentazione: quando la voce narrante dichiara esplicitamente al lettore l’intenzione di raccontare una storia, scavalcando in un certo sensi i confini tra realtà e  finzione, rientrando nel prolifico e interessante ambito della metatestualità. L’esempio più celebre è il Don Chisciotte di Cervantes.  

dialogo: anche questo Incipit ha il pregio di destare la curiosità del lettore, coinvolgendolo da subito. Si veda sopra la citazione da Castelli di rabbia.

in medias res: il romanzo comincia letteralmente “nel (bel) mezzo delle cose” (da latino): probabilmente la soluzione più immediata per – ancora una volta – coinvolgere il lettore. In questo caso, l’esempio più antico  e celebre va ricondotto addirittura a quell’Omero che tutti studiamo a scuola. Va da sé che un romanzo che inizia con un dialogo inizia anche in medias res (si veda quindi, nuovamente, l’esempio poc’anzi citato).

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