Storico

Un invito a cena di troppo

Trama e recensione di Un invito a cena di troppo, opera di Ismail Kadarè, edito da Longanesi.  

Siamo nel 1943 ad Argirocastro, città che si ritrova a essere sconvolta dall’arrivo dei soldati tedeschi che, per ordine di Fritz von Schwabe, colonnello nazista, devono fucilare tutti gli ostaggi. Si teme il peggio ma, un invito a cena può cambiare le cose. Gurameto, notabile della città, decide di invitare a cena Fritz von Schwabe, un tempo suo compagno di università. Durante questa cena succede qualcosa di misterioso, di salvifico. Il colonnello nazista decide infatti, di rilasciare gli ostaggi. È questo il fulcro del romazo; cosa si sono detti durante la cena? Quali magiche parole ha pronunciato il dottor Gurameto per far sì che Schwabe modificasse il suo crudele intento? Il mistero scorre lungo le pagine, sempre più fitto, si stratifica. Iniziano anche a circolare strane voci tra gli abitanti della città, ognuno esprime la sua opinione ma senza giungere a nessuna conclusione certa. Il romanzo assume a questo punto un’atmosfera rarefatta, irreale e inquietante oscillando tra storia e immaginazione. Ma la storia non termina qui: dieci anni dopo la misteriosa cena anche Stalin vorrebbe saperne di più, anche lui ha la sua personale teoria che contribuirà ad aggrovigliare ancor più i fatti. Un romanzo davvero ben scritto, dallo stile impeccabile; l’autore dipinge un’atmosfera surreale trascinante dai toni cupi ma attraenti. Ismail Kadarè, scrittore, saggista e poeta albanese è stato più volte candidato al premio Nobel.  È autore di sei raccolte di poesie e numerosi romanzi tra cui ricordiamo La Pyramide che vinse nel 1993 il Premio Mediterraneo. 

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