Scrittura creativa

Progettare una storia: la struttura

Una volta individuato e focalizzato il vostro tema, arriva infine il momento “metterlo in scena”, anzi, nel caso di uno scrittore, di svilupparlo sulla pagina, attraverso le azioni che compierà il vostro protagonista. Il personaggio, non dimenticatelo mai, è l’anello di congiunzione tra la trama di un romanzo e il suo tema principale: egli traduce per l’appunto in azione ciò che è inizialmente soltanto un’idea, gli dà vita, interagendo con l’ambiente da voi creato apposta per lui. E perché un personaggio possa prendere vita, come tutti noi, ha bisogno di precise condizioni: un obiettivo verso cui tendere (il suo desiderio) e infiniti ostacoli (le sue paure) da superare per raggiungerlo.

Quella appena menzionata potrebbe essere la prima bozza di uno schema su cui sviluppare una storia. Accanto a questi primi due riferimenti, potreste aggiungere tutto ciò che conoscete sul vostro personaggio: chi è, cosa fa nella vita, quanti anni ha, qual è il suo passato e soprattutto cosa vuole? Qual è il suo desiderio? Quale sarà l’evento che spingerà il nostro eroe a rincorrere tale desiderio o magari, perché no, a fuggirlo? Si sta, così, lentamente delineando quella che sarà la struttura portante del vostro romanzo, che è importante progettare anticipatamente e tenere sempre a mente durante la fase di scrittura vera e propria, per dare alla storia una direzione. Il lettore dovrà sempre percepire la sensazione che da qualche parte volete andare a parare, che qualcosa di emozionante accadrà, altrimenti la noia e la distrazione potrebbero prendere il sopravvento e addio sogni di gloria! Addio al vostro manoscritto, addio al vostro romanzo.

Cominciamo dalle basi, così da poter offrire un valido punto d’avvio anche agli scrittori alle primissime armi: lo schema classico della narrativa, quello che risale ai tempi dell’antica Grecia: lo schema in “tre atti”. Teorizzato addirittura da Aristotele per le Tragedia. Ne è esempio evidentissimo l’Edipo Re, nel quale la Sfinge fa esplicito riferimento alle tre fasi della vita umana: infanzia, età adulta e vecchiaia. Così, la parabola della vita di ogni uomo si rispecchia nell’allegoria di un racconto che ne ripercorre passo passo il percorso. Naturale, quindi, che il percorso narrativo in tre atti esista da sempre, per la sua stessa natura. Per quanto nei millenni questo si sia sviluppato, modificato e complicato, anche nei racconti più surreali e non lineari alla base è possibile trovare un germe di questo schema.

  • Inizio: in questa fase, di solito, si delinea la personalità dei personaggi e l’ambiente in cui agiscono, il lettore si affeziona (… o meno!) a loro. Qui che ci si aspetta di leggere il primo dei colpi di scena, l’evento che arriverà improvviso a rompere gli equilibri e reclamare una reazione del protagonista, dando così una svolta alla storia. O, meglio, i semi di ciò che si svilupperà in colpo di scena.
  • Sviluppo: a questo punto ogni azione del personaggio sarà dettata dalla volontà di porre fine ai conflitti creati dal quell’incidente scatenante, in un’escalation di ostacoli che lo condurranno sino all’apice della vicenda, al climax. Nel secondo atto, praticamente, prendono forma definitiva e si sviluppano venendo approfonditi i conflitti che, i quanto tali, portano a nuovi eventi. Si chiariscono le cause – esplicite o meno – dei suddetti conflitti. Nuovi personaggi entrano nella storia, aiutando oppure ostacolando il/i protagonista/i. E, va da sé, nuovi personaggi significano nuove situazioni, nuovi conflitti e, soprattutto, racconti secondari che s’intrecciano a quello principale (acuendo la tensione narrativa: la fase più tesa della storia coincide col momento in cui  tutti i conflitti sembrano sovrastare il protagonista, conducendolo inesorabilmente alla sconfitta o al fallimento).
  • Risoluzione: giunge solitamente dopo un secondo colpo di scena o, meglio, punto di svolta, quando il protagonista ha messo in campo tutte le sue doti e gli ostacoli sembrano ormai insormontabili, la svolta inaspettata arriva per condurre, appunto, la storia verso la sua risoluzione, nel bene o nel male, al suo finale. Molto semplicemente, scopo del finale è lo scioglimento di tutti i nodi aperti della storia, possibile appunto perché  ogni singola causa dei conflitti (o comunque delle azioni) all’origine dello sviluppo della storia trova la propria soluzione, positiva o negativa che essa sia.

Un’attenzione particolare va prestata al cosiddetto climax, al quale abbiamo poc’anzi accennato. Si tratta, come avrete capito (e come probabilmente molti già sanno), proprio del punto di culmine dell’opera. Alla fine del secondo atto, infatti, si raggiunge il punto di massima tensione, emotiva e drammatica. Di norma coincide con un ritmo più serrato della narrazione, e un susseguirsi agitato  e insistente di eventi. Naturalmente, ogni racconto secondario introdotto ha diritto al suo climax… per cui fate attenzione a non complicarvi troppo la vita, se siete ancora agli inizi! Climax “intermedi”, ovviamente, che in nessun modo possono offuscare quello principale: il culmine dell’intera opera, un punto di totale cambiamento nell’inesperienza del protagonista. In questo senso, il climax è ciò che getta le basi per il finale, precedendolo.  

All’interno di questo schema – evidentemente meno rigido di quanto possa apparire, stando alla quantità e la varietà di storie che vi si sono appoggiate – tutto può accadere: l’irruzione in scena di nuovi personaggi, il delinearsi di trame parallele e così via. L’importante rimane sempre conoscere a menadito i vostri personaggi e soprattutto i desideri che li muovono.
Infatti, è risaputo che per un numero limitato di oggetti del desiderio - individuati in narrativa - esistono infinite trame da poter inventare. Vediamo questi oggetti “scatenati”:

  • un oggetto fisico dotato di un valore intrinseco (denaro, oro, diamanti, ecc.)
  • un oggetto di relazione (l’amore, l’amicizia, la stima, la fiducia in se stessi,ecc.);
  • un oggetto di potere cioè una situazione di dominio (l’eliminazione di un concorrente, di un rivale, la conquista di una carica pubblica, ecc.)
  • un oggetto di sapere cioè una conoscenza (un segreto, una confessione, ecc.).

(FONTE: Alessandro Perissinotto).

Lo schema in tre atti vi servirà soltanto nel ricostruire, a grandi linee, il percorso che il personaggio dovrà fare per ottenere o ricongiungersi con il suo oggetto del desiderio. Ma, molto sadicamente, è vostro compito di autori impedire questo ricongiungimento, ideando ostacoli sempre più grandi da disseminare sul cammino del vostro protagonista e stare a vedere cosa accadrà: ovvero, creare la storia! Le possibilità, allora, diventano illimitate.

«Un personaggio di romanzo è chiunque nella strada, è un uomo, una donna qualunque… Affinché diventino personaggi di romanzo mi sarà sufficiente metterli in una situazione tale da costringerli ad andare fino in fondo a sé stessi… È facile, vedete. Non occorre neanche trovare una storia. Semplicemente degli uomini, degli esseri umani, nella propria cornice, nel proprio ambiente. La piccola spinta che li mette in moto…»(Georges Simenon).

Un ostacolo potrebbe essere un nuovo personaggio, un nemico, un ambiente ostile, il fato crudele, insomma, accanto al vostro protagonista, non potrà mancare la presenza di un antagonista con il quale battersi. I loro percorsi, all’interno del romanzo, saranno speculari, perché tenderanno allo stesso oggetto del desiderio, ma con finalità opposte: l’uno (il soggetto) per il proprio bene e l’altro (l’oppositore) per trovare appagamento nella sofferenza del primo. Avrete così due schemi paralleli – anche se in realtà potreste sentire l’esigenza di strutturare uno schema per ogni personaggio utile allo sviluppo della trama (coloro che aiuteranno o ostacoleranno il soggetto nel suo cammino verso l’oggetto) – il modo in cui li disporrete, li farete interagire, incontrare e scontrare i loro percorsi lungo la storia, costituirà il tessuto stesso del vostro romanzo: l’intreccio narrativo.

Quanto più complicato sarà l’intreccio più utile vi tornerà anche avere uno schema delle fasi intermedie della trama, cioè delle azioni che, pur non essendo nodali nella narrazione, i vari personaggi dovranno comunque compiere affinché partendo da un punto iniziale arrivino a una fase di risoluzione. Fate sempre in modo, durante questa fase di sviluppo della trama, che ogni sequenza inserita in scaletta sia collegata alla successiva in un crescendo d’azione, ma soprattutto che vi riconduca al punto di partenza, ossia, al vostro tema.

Perdonateci, ma concludiamo anche questo capitolo con degli interrogativi: chiedetevi, davanti alla vostra scaletta completa, se la storia che si è delineata racconti davvero ciò che vi eravate prefissi di scrivere. Se il vostro desiderio procede di pari passo con quello del vostro personaggio allora siete sulla strada giusta. Altrimenti, è proprio a questo che serve uno schema: a riscrivere gli snodi principali della storia fino a quando non trovate la soluzione ideale. Riscrivere è un altro degli esercizi consigliati per affinare la vostra tecnica.

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