Scrittura creativa

Narratore: principali tecniche narrative

Compito del narratore, naturalmente, è anche quello di riportare le parole e i pensieri dei personaggi di cui racconta. Per fare, esistono diverse tecniche narrative a vostra disposizione, ognuna con le proprie peculiarità  e funzionalità all’interno dell’impianto (romanzo) che state costruendo. Come tutti ben sappiamo, le due grandi modalità che si oppongono sono quella del discorso diretto e indiretto che, riassumendo, si distinguono l’uno dall’altro perché nella forma indiretta il narratore rimane molto presente (introducendo, commentando, riassumendo  parole e pensieri dei personaggi); al contrario, nella modalità diretta, i personaggi parlano direttamente, appunto, senza mediatore alcuno (modalità utilizzata molto da Giovanni Verga per esempio, si pensi ai Malavoglia).

In riferimento a discorso diretto e indiretto, dobbiamo differenziare in realtà in quattro tecniche, e non solo due come molti sono abituati  a fare: 

  • discorso diretto legato: è quello a cui ci si riferisce comunemente; il narratore riporta fedelmente e chiaramente parole e pensieri dei personaggi, utilizzando verbi introduttivi come dire, pensare, urlare, ripetere, dichiarare, sussurrare ecc., nonché la punteggiatura del caso (virgolette, lineette, due punti ecc.). Impiego di tutti i tempi verbali.

 

  • discorso diretto libero: non compare il verbo introduttivo (dire, pensare ecc..). In questo modo pensieri e parole non sono introdotti dal narratore, ma, in un certo senso, irrompono nella narrazione. Impiego della punteggiatura del caso (virgolette, lineette, due punti ecc.) e di tutti i tempi verbali. Come avviene nei testi teatrali, per intenderci.

 

  • discorso indiretto legato: è quello a cui ci si riferisce comunemente; parole e pensieri vengono riportati dal narratore in modo indiretto, introdotti da un verbo introduttivo seguito da una congiunzione subordinante (dire che, pensare che, urlare che, ripetere che, dichiarare che, sussurrare che ecc.). Non vi è punteggiatura introduttiva, la narrazione è in terza persona e i tempi verbali impiegati variano (per determinare al meglio il tempo, si ricorre inoltre agli avverbi, concordemente al tempo verbale: ora/allora; ieri/il giorno prima; domani/il giorno dopo ecc.). Consigliamo, in questo caso, la lettura di due grandi autori nostrani: Giovanni Verga e Italo Svevo.

 

  • discorso indiretto libero: non compare il verbo introduttivo né le congiunzioni. Così la voce del personaggio (sempre in terza persona) risulta parte integrante della narrazione. Ne consegue che la voce narrante si mescoli con quella dei personaggi: talvolta risulta persino difficile distinguere. Caratteristica dell’indiretto libero è riprodurre il parlato reale, quello comune e colloquiale, riprendendo espressioni tipiche - persino gergali (in sintonia col personaggio, va da sé) - oppure lo stile non solo informale ma addirittura spezzato del pensiero.

Vediamo ora quali sono le altre tecniche narrative alle quali potete opportunamente far ricorso per dare spazio alla voce dei vostri personaggi, nelle più diverse situazioni: 

  • dialogo: il classico scambio di battute tra due o più personaggi, tramite il discorso diretto. Attraverso il confronto dialettico, di norma, potete evidenziare le caratteristiche dei personaggi chiamati in causa, studiarne la psiche o far evolvere un particolare situazione.
  • monologo: è il discorso di un personaggio con sé stesso. Di norma la forma è quella del discorso diretto, per dare maggiore solennità. Con il monologo il pensiero di un personaggio è completamente esplicitato.
  • soliloquio: il personaggio si rivolge a un interlocutore che rimane in silenzioso o è persino immaginario (conosciamo tutti l’esempio shakespeariano di Amleto con il teschio in mano). Rispetto al monologo si contraddistingue per essere generalmente uno sfogo emotivo, a metà tra parola e pensiero.
  • monologo interiore: si distingue da monologo e soliloquio in quanto non ha interlocutore. È un flusso che segue i pensieri del personaggio così come nascono, con tutta la loro spontaneità e immediatezza pur nel rispetto della sintassi. La forma è quella del discorso diretto libero. Per farvi un’idea, leggete La signora Dalloway di Virginia Woolf.
  • flusso di coscienza: è il monologo interiore portato all’estremo; non segue la sintassi, né ordine logico. Praticamente, pensieri, ricordi, idee, emozioni si mescolano liberamente, senza struttura né ordine e ciò si traduce non solo nella sintassi, ma anche nella punteggiatura. Il più celebre esempio è l’Ulisse di Joyce. Si tratta del modo forse più immediato per sondare sino in fondo l’emotività dei personaggi, i loro pensieri più reconditi.

Come avete potuto appurare, le modalità per dare voce ai vostri personaggi sono varie, ciascuna con una propria peculiarità: non avete scuse, li avete tutti i mezzi per studiare, sviscerare e lasciare esprimere le creature da voi plasmate, in modo da dare un senso alla storia  e alla loro credibilità di persone letterarie. 

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