Scrittura creativa

Differenza tra racconto e romanzo

Ebbene, prima di addentarci nei sentieri del vostro potenziale manoscritto - dei suggerimenti che sentiamo di darvi per scriverlo al meglio - chiariamo una volta per tutte qual è la differenza tra racconto e romanzo… di modo che, quantomeno, siate consci della forma letteraria che più fa al caso vostro. Nella scelta, tenete però presente che oggigiorno nel mercato editoriale il romanzo ha la supremazia: i racconti si vendono molto meno facilmente. Perché allora affrontare questo argomento? Perché siamo convinti che scrivere qualche racconto sia un buonissimo esercizio di scrittura per quegli scrittori alle prime armi, per prendere confidenza con le forme narrative prima di gettarsi a capofitto sul proprio romanzo.

Romanzi e racconti sfuggono alle regole entro le quali si vorrebbe incastrarli e fare un netto distinguo non è così semplice come potrebbe apparire, tante sono le mutazioni che hanno subito nel corso dei secoli, dal tempo degli egizi ai nostri giorni, e altrettante le contaminazioni di genere sperimentate da penne eccellenti. I romanzi che oggi annoveriamo tra i classici della nostra letteratura sono stati scritti da autori che non hanno fatto altro che infrangere le regole del passato, della classicità, per creare ogni volta qualcosa di nuovo e inedito. Questo, spesso, non ha reso loro la vita facile tra i contemporanei: ma spesso si manifesta così la vera arte, giusto?

Cervantes con il suo Don Chisciotte della Mancia (1606), ad esempio, ha dichiaratamente voluto ridicolizzare il linguaggio e lo stile del genere epico cavalleresco, unico allora degno di nota, inventando qualcosa che prima non esisteva, inventando il romanzo in prosa.
Ancora oggi in Spagna come nei paesi anglofoni, con il termine romanzo, o meglio, con il termine romance ci si riferisce alla prosa antica in lingua volgare. È il termine novel (o novela in spagnolo) invece a raccogliere entro i suoi limiti le storie e i generi così come li conosciamo e molto più semplicemente i romanzi brevi vengono classificati come short novel o short story.

Il distinguo tra “romanzo”, “racconto” e “novella” appartiene molto di più alla tradizione italiana, non perché abbiamo la tendenza a complicarci la vita, ma perché esiste effettivamente un limite entro il quale una storia scritta diventa un romanzo o resta un semplice un racconto. Certo, è un limite anche gli anglosassoni individuano, dal momento che accanto alla semplice dicitura short story esiste lq long short story , vale  a dire una nuova linea di demarcazione tra ciò che contraddistingue un “romanzo breve” dal un suo simile: il “racconto lungo”.

Il punto però non è imparare a fare dei tanti generi una corretta classificazione, ma capire quanto di questa distinzione possa aiutarci a migliorare lo stile della nostra scrittura. Ancora una volta in questo esercizio ci vengono in soccorso le lezioni dei grandi maestri.
Julio Cortàzar, ad esempio, attraverso un’efficace metafora cinematografica: «Nel cinema, come nel romanzo, la percezione di una realtà più ampia e multiforme si ottiene mediante lo sviluppo di elementi parziali, accumulativi […] in una fotografia o in un racconto di grande qualità si procede in modo inverso, ovvero il fotografo e lo scrittore di racconti si vedono obbligati a scegliere e a circoscrivere un’immagine o un avvenimento che siano significativi [...] che siano capaci di agire sullo spettatore o sul lettore come una specie di ‘apertura’, di fermento che proietti l’intelligenza e la sensibilità verso qualcosa che va molto oltre l’aneddoto visivo o letterario
contenuti nella foto o nel racconto».

Quindi, come insegna Cortàzar, scrivere un racconto è come scattare una fotografia: l’attenzione è tutta focalizzata su un unico dettaglio, su un ritaglio di spazio, ma che abbia tutte quelle caratteristiche capaci di instillare nel lettore, appunto, la percezione di una realtà più ampia. La percezione di cui parla Cortàzar è un emozione immediata, una scossa che lo scrittore di racconti deve essere capace di trasmettere fin da subito, perché non ha il tempo e lo spazio per approfondire l’aspetto ideologico o psicologico più profondo della narrazione. Soltanto attraverso la scelta dei dettagli giusti farà in modo che sia il lettore ad intuire tutto ciò che in un racconto non può essere del tutto affrontato.A questo punto si fa più chiara la differenza tra un romanzo e un racconto che, perciò, non sta tanto nel numero di pagine, quanto nel metodo: se nel primo – il romanzo-  è possibile divagare, approfondire, dettagliare, nel secondo bisogna decidere cosa escludere, pur mirando a ottenere lo stesso grado di coinvolgimento del lettore.

Gabriel Garcia Màrquez, paragona la difficoltà di scrivere un racconto a quella di realizzare un buon incipit: «Nel primo paragrafo di un romanzo bisogna definire tutto: struttura, tono, stile, ritmo, lunghezza e talvolta persino il carattere di qualche personaggio». Allo stesso modo, in un racconto, la tensione narrativa deve (o almeno dovrebbe) essere sempre quella di un incipit letterario, capace di catturare e trascinare il lettore fino alla fine della vicenda.
Per ottenere un tale effetto ci vuole non poca pratica. Lo fa notare, di nuovo, lo stesso Marquez: «il racconto: viene o non viene. E se non viene quasi sempre è più salutare ricominciarlo per un’altra via o buttarlo nella spazzatura».

All’inizio può darsi che il vostro cestino (reale o virtuale che sia) si riempia filo all’orlo, ma siamo certi che alla fine ciò che resterà sul foglio avrà uno stile più affinato e diretto. Dedicarsi alla stesura di racconti è forse la strada maestra per ottenere un tale risultato, per rendervi capaci di arrivare con la scrittura al cuore delle questioni e dei lettori, senza troppe analisi o giri di parole; una scrittura capace di creare quello che Moravia definisce l’incanto narrativo: «Quest’incanto è di specie molto complessa: esso viene da un’arte letteraria senza dubbio più pura, più essenziale, più lirica, più concentrata e più assoluta di quella del romanzo. In compenso, il romanzo ci dà una rappresentazione della realtà più complessa, più dialettica, più poliedrica, più profonda e più metafisica di quella fornita dal racconto. Così mentre il racconto si avvicina alla lirica, il romanzo, sfiora il saggio o il trattato filosofico».

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