Andiamo per gradi: comparativo e superlativo

Il grado di un aggettivo indica la misura indicata dalle qualità e dalle caratteristiche dello stesso.

Il grado comparativo stabilisce un confronto tra due elementi detti termini di paragone rispetto ad una certa quantità. Il comparativo si suddivide in tre. Il comparativo di maggioranza si ha quando il primo termine possiede una qualità in misura maggiore rispetto al secondo (es. Grazia è più piccola di Rita) e si forma aggiungendo il termine più. Il comparativo di minoranza si ha quando il primo termine possiede una qualità in misura minore rispetto al secondo (es. Rita è meno alta di Grazia) e si forma usando il termine meno. Entrambi i comparativi, di maggioranza e di minoranza usano la preposizione di (quando si tratta di nomi, pronomi o avverbi) oppure la congiunzione che (quando il secondo termine di paragone è un nome o un pronome retti da preposizione oppure quando si paragonano tra loro verbi, aggettivi o avverbi). Il comparativo di uguaglianza si ha quando i due termini di paragone possiedono una qualità in misura uguale (es. Rita è bella quanto Grazia) e si forma usando i termini come, quanto e via dicendo che non sono seguiti da preposizioni o congiunzioni.

Il grado superlativo di un aggettivo qualificativo indica che una determinata qualità è posseduta da qualcuno o qualcosa al massimo o al minimo grado. Il grado superlativo può essere relativo o assoluto. Il superlativo relativo esprime il grado massimo o minimo di una qualità posseduta da qualcuno o qualcosa relativamente ad un gruppo di persone o cose. Il superlativo relativo, a differenza del comparativo, si confronta con tutti i possibili termini omogenei. Generalmente, si costruisce ponendo l’aggettivo il più, il meno (es. Costantino è il più alto della famiglia). Il superlativo assoluto indica il grado massimo di una qualità senza istituire paragoni. Generalmente, si forma con il suffisso –issimo (-a, -i, -e), aggiunto all’aggettivo di grado positivo privato della desinenza (es. un abito nuovissimo).  Occasionalmente, può essere adoperato con i nomi che siano essi comuni o propri (es. il campionissimo). Questo tipo di grado si ottiene anche:

  • premettendo all’aggettivo di grado positivo dei prefissi come super-, iper-, maxi- (es. era superaffollato);
  • Intensificando l’aggettivo mediante tutto o ripetendo due volte l’aggettivo di grado positivo (es. Gianni ieri era tutto alterato);
  • premettendo all’aggettivo di grado positivo un avverbio di quantità (molto, assai) o un avverbio qualificativo (notevolmente, particolarmente etc.) (es. era molto triste);
  • usando coppie di aggettivi di ordine fisso (es. vecchio decrepito).

Bisogna tenere presente che alcuni aggettivi non hanno il comparativo o il superlativo perché già esprimono una qualità di grado massimo. Altri, invece, si formano non solo con il suffisso –issimo ma anche –errimo ed –entissimo.

Inoltre, alcuni aggettivi, oltre alle forme regolari di comparativo e superlativo, ne hanno altre che vengono dette organiche e derivanti da comparativi e superlativi latini. Ad esempio si usano i termini come massimo (es. ci ho messo la massima attenzione). Tra gli altri comparativi e superlativi organici che mantengono il grado positivo troviamo: anteriore, estremo, supremo, posteriore.