Sarò padre

Trama e recensione di “Sarò padre”, opera di Anna Oliverio Ferraris e Paolo Sarti, edito da Giunti Editore.

Altre perle di psicologia per i due autori, che ritornano varie volte sullo scenario letterario con i loro utili saggi pieni di consigli e spiegazioni.

Gli uomini che sentono la necessità di ottenere informazioni e consigli sull’essere padre sono sempre più numerosi. Questo volume, fortunatamente, affronta molte tematiche che li coinvolgono in prima persona e risponde alle loro domande su fecondazione assistita, adozione e affidamento, gravidanza, nascita e prima infanzia, equilibrio nella coppia, cura e educazione del bambino, congedo parentale, gioco e rapporto con figli non propri. Sarò padre è un manuale pratico ma anche un piacevole libro da leggere e sfogliare, per sfatare pregiudizi e riconoscersi in un ruolo cheaffascina e spaventa allo stesso tempo.

Finalmente un libro particolare dedicato agli uomini che si accingonoa diventare padri. Il testo affronta con serietà il tema della ricerca della parità nel rapporto di coppia che va di pari passo con un mutamento dei rapporti all’interno della famiglia e aiuta negli scambi affettivi, nella coesistenza di identità individuali, nello sviluppo e realizzazione personale. Gli uomini d’oggi si trovano sempre più coinvolti in una paternità immediata e diretta e non, come avveniva in passato, in una paternità a distanza (autoritaria e simbolica) e posticipata all’adolescenza dei figli.

Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, insegna Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma e i suoi interessi sono principalmente rivolti da sempre all’infanzia, all’adolescenza, alla famiglia, alla comunicazione, ai mezzi di espressione e allo sviluppo cognitivo. Dirige la rivista «Psicologia contemporanea». È autrice di numerosi saggi scientifici e divulgativi.

Il manuale saggio e pratico è di forte aiuto per gli aspiranti padri che, come le aspiranti madri, cercano una sorta di vademecum che sia in grado di renderli pronti a fronteggiare il così pauroso e sconosciuto “mestiere”, in realtà per molti versi spontaneo, dell’essere genitore.