Rifugio Settimo Cielo

Trama e recensione di “Rifugio Settimo Cielo” opera di Irene Pampanin, edito da 0111 edizioni

Il volume è una raccolta di venticinque racconti suddivisi in cinque capitoli illustrati. L’autrice usa sia nel titolo che nelle vicende raccontate una ricorrente metafora che vede come punti centrali il sogno e la realtà. Nel primo capitolo si parte dalla cima di una montagna, dove tutto è avvolto da un’atmosfera fantastica e dove l’immaginazione prende il sopravvento. Qui nascono leggende e miti ma non si perde mai di vista il giudizio sulla realtà. Nel secondo capitolo inizia la discesa ma la testa rimane sempre tra le nuvole e nonostante l’impatto con la vita vera si riesce ancora a sognare. Proseguendo nel percorso raggiungiamo i piedi della montagna e, ormai distanti dal Rifugio Settimo Cielo, dobbiamo affrontare l’oscurità che i fatti quotidiani ci impongono. Qui tutto è grigio, gli occhi vedono offuscato e la libertà pare distante. I pensieri sono rinchiusi dentro la persona, che non sente più vibrare nel cuore i desideri che prima la facevano volare. Nell’ultimo capitolo il cerchio si chiude e definitivamente si spegne la speranza di tornare in quel luogo dove l’immaginazione e la fantasia regnavano e segnando una ricchezza che da sola potrebbe salvare l’uomo dalla sua tristezza e solitudine. L’autrice enfatizza l’immagine del silenzio, perché esso permette ai pensieri di vibrare e alla libertà di muoversi tra la gente. Un libro che accusa una società costruito suo doveri e sulle aspettative ed un mondo che preclude alle persone la possibilità di percepire la propria umanità.