Piccolo Albero

Trama e recensione di Piccolo Albero, opera di Forrest Carter, edito da Salani editore

Il racconto intitolato Piccolo Albero, pubblicato in Italia da Salani, in realtà è uscito per la prima volta più di 30 anni fa, negli anni 70 del secolo scorso, come autobiografia di Forrest Carter.

Dal 1991 però sappiamo che in realtà quell’autobiografia è falsa: le vicende che vi sono narrate non sono mai accadute, e soprattutto Forrest Carter è solo uno pseudonimo, utilizzato dallo scrittore americano Asa Earl Carter, classe 1925, il quale non ha mai avuto nessuna parentela con il popolo Cherokee, di cui il libro parla, ed anzi, ha militato per anni in movimenti razzisti esistenti all’epoca della sua giovinezza.

In ogni caso il libro Piccolo Albero ha raggiunto il successo internazionale ed oggi è conosciuto in tutto il mondo da milioni di lettori.

In questo romanzo é narrata la storia di un piccolo orfano di soli cinque anni che, a seguito della morte dei genitori, viene affidato ai nonni, i quali appartengono al popolo Cherokee. Il nome del bimbo, da questo momento in poi, diverrà Piccolo Albero.

Egli cresce in una terra meravigliosa, nei pressi dei monti Appalachi, in Tennessee, ma in un periodo triste, durante la grande depressione degli anni Trenta del 900. Nonostante ciò Piccolo Albero imparerà tante cose dalla sua nuova vita: egli capirà come vivere in armonia con la natura, rispettandone tutte le creature, vivendo secondo la saggezza del popolo Cherokee, integrandosi profondamente con il mondo circostante, distaccandosi dalle abitudini spesso poco sane e poco giuste che ormai caratterizzano il mondo dei bianchi.

Una storia dolce, appassionante ma semplice, un racconto originale e mai scontato, che dopo aver catturato l’attenzione di migliaia di ragazzi americani, sicuramente otterrà un grande successo anche tra la gioventù italiana.