L’uomo che piantava gli alberi

Trama e recensione di L’uomo che piantava gli alberi, opera di Jean Giono, edito da Salani editore

Jean Giono è uno scrittore francese, di origine piemontese, nato in Provenza nel 1895, morto nel 1970, la cui opera comprende circa trenta romanzi di successo. Tutti questi testi sono accomunati dal fatto che Giono traeva particolare ispirazione, per la stesura dei suoi libri, dalla Grecia antica, dai suoi temi morali e metafisici.

Tra i suoi romanzi più famosi Salani ha deciso di pubblicare L’uomo che piantava gli alberi, uscito per la prima volta nel 1953 e da allora conosciuto a livello internazionale.

In questo libro la storia è raccontata in prima persona dal narratore stesso: è il 1910 quando un giovane decide di affrontare un’escursione in Francia, completamente solo, giungendo fino alle Alpi. Quando egli finisce le scorte d’acqua, si trova in una valle deserta, piena di lavanda, con qualche segno di un villaggio diroccato, ma nessun albero e nessun indizio di civiltà.

Dopo poco però l’escursionista incontra un pastore di circa cinquant’anni che gli permette di rifocillarsi e di dormire da lui per qualche giorno, prima di ripartire: questo pastore è Elzéard Bouffier. Egli spiega al giovane che lui, da solo, sta cercando di migliorare quella landa desolata piantando più alberi possibile, querce, faggi betulle, per rendere quel luogo più bello e vivibile. Il pastore insomma, con le sue mani, pianta gli alberi ed attende che crescano, nella speranza di vedere un giorno, in quella valle, un’immensa foresta.

Il giovane escursionista rimane colpito da questo personaggio, tant’è che, dopo essere tornato a casa ed aver combattuto in guerra, depresso, decide di andare di nuovo a trovarlo.

Che cosa troverà al suo ritorno?

Un racconto appassionante e piacevole, una storia che ha incantato ed affascinato migliaia di lettori in tutto il mondo, un romanzo d’altri tempi che vi catturerà pagina dopo pagina, permettendovi di riscoprire il valore incommensurabile della natura.