Kitchen

Kitchen, ovvero il romanzo d’esordio di Banana Yoshimoto, una delle penne nipponiche contemporanee più famose e lette al mondo. Kitchen e Plenilunio/Kitchen 2 – per essere precisi -, ovvero uno sguardo attento e lucido sul Giappone contemporaneo, quello delle giovani generazioni.

E ancora, Kitchen, ovvero un gioco di illusioni che trasforma un testo letterario che include un romanzo breve e un racconto in una storia descritta secondo gli stilemi dello shoujo manga, il fumetto giapponese – letteralmente – per ragazze.

Il titolo del libro è presto spigato: traduce la particolare ossessione che caratterizza la protagonista della prima storia, Mikage. La ragazza infatti nasconde (non molto) una grande passione per… le cucine che, col senno di poi, riempiono i suoi sogni e le sue fantasie come simbolo del calore familiare che ha perso. Infatti, rimasta orfana, Mikage cresce con la nonna, ma il racconto inizia con un’altra triste perdita per lei: anche la cara nonnina, infatti, muore.

Dolore e perdita sono tema centrale del libro – nella prima, così come nella seconda parte – (tema peraltro ricorrente in tutto il filone letterario dell’autric) -. Eppure, insieme a dolore e fragilità della famiglia, Banna Yoshimoto suggerisce la possibilità di rinascita emotiva, di costruzione, se non persino invenzione, di una nuova famiglia e di nuovi affetti. Così Mikage sceglie per sé il giovane amico Yūkichi e la sua strana madre Eriko (… che infatti è il padre Jūji…). Queste sono le basi: tragicommedia, ambiguità e una lente d’ingrandimento sui sentimenti, e la difficoltà di gestirli, fanno il resto.

Il tono della narrazione, pagina dopo pagina, è emblema dello stile che l’autrice ha confermato, migliorandolo, nelle opere successive. Altalenando tra poesia e risvolti al limite del fantastico, lo stile infatti procede come un’onda leggere e spontanea.