Il porto dell’amore

Trama e recensione di Il porto dell’amore, opera di Giovanni Comisso, edito da Longanesi.

Arriva nelle librerie una nuova opera dello scrittore Giovanni Comisso. Un libro che appartiene alla categoria di narrativa italiana, e che già era apparso nelle librerie nel 1924, e ristampato nel 1928 con il titolo “ Al vento dell’Adriatico”. Il porto dell’amore è un libro di prosa. Uno dei primi lettori di questa opera fu Eugenio Montale, che fu tra i primi ad accorgersi della sua esistenza e consistenza. Il libro è preceduto dalla prefazione di Nico Naldini e contiene, oltre al racconto eponimo, una serie di brevi storie, che parlano di suggestioni, descrizioni di sensazioni, di paesaggi, di ritratti di personaggi che sono stati raccolti attorno al porto di Chioggia e nella costa dell’Adriatico. Il porto dell’amore non è un contributo storico all’impresa di Fiume, né una raccolta di testimonianze, e tanto meno un libro di vecchi ricordi. Questo libro è un prolungamento della sensibilità dello scrittore nei volti dei tanti giovani, nei tanti aspetti del paesaggio, in una serie di vibranti apparizioni che si rimandano l’una all’altra in una sequenza senza principio e senza fine, come scrive nella prefazione Nico Naldini. In termini strettamente letterari, il più idoneo scrittore per potere raccontare non la vicenda di Fiume dal punto di vista storico-politico, ma nella sua sensoriale esperienza e inclinazione vitalistica era proprio Giovanni Comisso, che porta molta stima e amicizia da figure importantissime, uno fra tutti Eugenio Montale, che parla del libro come un “libretto carnale e febbrile”.

Giovanni Comisso, nato a Treviso nel 1895 è morto il 21 gennaio 1969, è stato un grande scrittore che dopo aver completato gli studi classici, partecipa come volontario alla prima Guerra Mondiale in quanto interventista convinto. Il 12 settembre 1919 partecipa all’impresa di Fiume a fianco di Guido Keller, che era un aviatore ed un eccentrico uomo d’azione, al seguito di Gabriele D’annunzio e dei suoi legionari. Ritornato dalla Guerra inizia a svolgere diversi lavori, come una brevissima attività di avvocato, libraio a Milano e commerciante d’arte a Parigi. Comisso inizia a collaborare con le riviste “Solaria”, “L’italiano” e al settimanale “Il Mondo”, a breve diventa inviato speciale della “Gazzetta del Popolo” e poi del “Corriere della sera”. Inizia a scrivere i suoi primi romanzi di successo, “Le mie stagioni”, “Giorni di guerra”, “La mia casa di campagna”, “Mio sodalizio con De Pisis” e “La virtù leggendaria”. Ha vinto prestigiosi premi, come nel caso di “Gente di mare” premio Bagutta, “Capricci italiani” premio Viareggio e “Un gatto attraversa la strada” premio Strega.

Il suo ultimo romanzo è stato “Cribol”, uscito nel 1964, che è stato un romanzo non troppo gradito dalla critica e dal pubblico. Prima della sua morte, avvenuta nel gennaio del 1969, Comisso conclude con una stesura riveduta del libro “La mia casa di campagna” la sua lunga vita letteraria.