Il Mulo

Lettura (s)consigliata a giornalisti in crisi d'identità

Prima di iniziare, voglio essere sincera: ho due desideri da esprimere in merito a questo articolo. Il primo è che NON cada nelle mani di un giornalista giovane, magari precario (ce ne sono tanti in giro…), magari in cassa integrazione, magari appena licenziato ;(( La lettura delle prossime righe potrebbe nuocere gravemente alla sua “salute professionale” (e se sinora non avete sentito parlare di “salute professionale”, ritenetevi fortunati!).

Il secondo desiderio, più ambizioso del precedente (ma sognare fa parte del mio mestiere di ‘narratrice’) è che tra i lettori di questa recensione ci SIABeppe Severgnini. Si, proprio lui, il Bsev nazionale: il giornalista italiano più seguito su Twitter, lo scrittore made in Italy più venduto negli States, l’inviato dal mondo con la battuta (intelligente) sempre a portata di penna…

Beppe è uno che di viaggi se ne intende, ha competenze sul genere umano che farebbero impallidire Freud (con rispetto parlando!), e ha una consolidata esperienza in materia di “american way of life”. Insomma, è la persona giusta da avere al fianco per affrontare Il mulo, terzo romanzo di Tony D’Souza.

Di origini indo-americane, D’Souza è un autore decisamente sui generis. A 18 anni, come ci racconta la breve bio in apertura del volume, ha attraversato l’Alaska in bicicletta, a 19 ha percorso l’India per intero, a 20 ha piantato alberi di pompelmo in Israele e, terminata l’università, ha lavorato su un peschereccio.

Anche Tony, quindi, è uno che di viaggi se ne intende. E lo dimostra chiaramente nelle 402 pagine (!) del suo romanzo. L’unico problema è che i viaggi descritti ne Il Mulo non rientrano nella classica categoria “turistica”, ma in quella “stupefacente” di trasporto droga. La storia ha per protagonisti James, giornalista trentenne in pieno delirio da successo, e Kate, neodirettrice di un negozio molto “in” di Austin, travolti, nel giro di pochi mesi, dalla passione (amorosa) e dalla crisi (economica), con conseguente perdita di lavoro, casa ecc…

Soluzioni a portata di mano? Poche, sino al momento in cui… James decide di rimboccarsi le maniche e iniziare a “fare il mulo”, cioè trasportare in lungo e largo per gli States marijuana di altissima qualità (a detta dei diretti interessati!). In fondo, di questi tempi, fare il mulo può essere un lavoro come un altro. E James se la cava piuttosto bene: i soldi arrivano, un fiume di soldi, per l‘esattezza.

Naturalmente con i soldi arrivano anche i guai (e grossi)… ma siamo o non siamo in un romanzo americano on the road (speriamo che il maestro Kerouac non ci ascolti)! Espedienti più o meno leciti, colpi di scena truculenti, personaggi con vite complicate, un universo tra il pop e il pulp in cui il nostro James impara a muoversi (velocemente) con disivoltura.

Ed è a questo punto che la domanda sorge spontanea: e se in ogni giornalista precario battesse il cuore di un mulo? Come la mettiamo?

“Come va il giornalismo freelance, James?”

“Vuoi la verità, Roger? Come professione sembra che non esista più. Almeno per quanto mi riguarda. Sono così avvilito che ho deciso di lasciar perdere. Adesso dicono che non sanno nemmeno se saranno ancora in circolazione, l’anno prossimo.”

“I quotidiani, giusto?”

“Anche i periodici.”

“E che cosa pensi di fare?”

“Non ne ho idea.”

“E il web?”

“Non paga.”

“Hai intenzione di continuare a scrivere?”

“Come potrei permettermelo?”

 Roger si grattò la barba. “Te l’avevo detto che dovevi prendere la specializzazione.”

Beppe HELP ME!!!!

C’è un esercito di colleghi (muli in pectore) da salvare e una tua parola (da cavallo di razza) sarebbe proprio di sostegno )

DATI BIBLIOGRAFICI:
ISBN: 9788876383083
TITOLO: Il mulo
AUTORE: Tony D'Souza
EDITORE: ISBN Edizioni