Il giardino delle pesche e delle rose

Ancora una volta, per leggere come si deve la Harris, gli occhi non bastano: una fervida immaginazione e una vena di romanticismo sono indispensabili per godere a pieno di quella che è una storia fatta di odori e di sapori, di sussurri e di rintocchi di campane, di incanti e di maledizioni.

Quattordici anni dopo l’indimenticabile Chocolat, la penna di Joanne Harris ci regala un nuovo appassionante romanzo e ci riaccompagna per le strade bianche e acciottolate di Lansquenet, dove la magia continua ad inseguire il soffiare del vento e il tempo, che a tratti pare non essere trascorso, ha in realtà cambiato molte cose.

Al tramonto del sole il quartiere musulmano dei Marauds ricomincia a vivere dopo una calda e assolata giornata di ramadam: è l’ora dell’iftar e mani operose di donne velate tritano la menta per il the e mescolano l’anice con la mandorla e la curcuma. Fra i bassi edifici disposti lungo le sponde della Tannes spicca la sommità del minareto bianchissimo ed elegante mentre, al di là del fiume, c’è ancora il piccolo campanile quadrato di Saint Jérome, comune, inflessibile e disadorno, che ha assistito suo malgrado alla repentina nascita del quartiere islamico a pochi metri di distanza.

Due torri che si guardano; due universi che si affrontano: Vianne Rocher e il suo mondo colorato fatto di lampi di luce e di cioccolato si ritroveranno a far parte di uno scontro che diventerà incontro, e di nuovo la diversità fra due culture  – che in realtà è soltanto rispettiva preziosissima unicità – farà da sfondo a quell’umano scambio di amore e odio, e di perdono e crudeltà, che ci muove da sempre gli uni contro, verso ed in mezzo agli altri.

Ritroveremo i personaggi di cui ci siamo innamorati in Chocolat, sempre gli stessi ma non per questo uguali; in ogni caso perfetti nella loro imperfezione, come figurine d’altri tempi dipinte a mano: il burbero e sospettoso Père Francis Reynaud, che ha imparato ad andare oltre l’apparenza ma non tarda a pagarne le conseguenze; la dolce e triste Josèphine, che ha tagliato i capelli cortissimi – con tutto quello che significa per una donna cambiare pettinatura, quasi a scandire le fasi di una vita (di sicuro quelle dell’amore!) – e vive con nuovo brio un’esistenza che sembra diversa ma in fondo poi così diversa non è; la sempre più pettegola e bigotta Caro Clairmont, con un figlio che da bambino è diventato adulto e ha scelto di seguire le orme della nonna Armande.

Ne incontreremo di nuovi, e anche di questi non potremo fare a meno di innamorarci, autentici fino in fondo ma ugualmente magici, a rappresentare un’umanità che può vincere il sortilegio della paura e lasciarsi andare a quello che può essere veramente un universo fatto di verità, tolleranza e amore.

Basta che il vento cambi, scuotendo i rami degli alberi nel giardino delle pesche e delle rose.