Il bassotto e la regina

La favola che Melania Mazzucco ci regala, per questo Natale, è una vera delizia.

Di una tenerezza e di una semplicità rarissime, coniugate come sono con un narrare che non è mai neanche per un attimo patetico. Con una storia che si svolge in un mondo che è il nostro mondo di sempre, con le sue grazie e le sue storture, ma raccontatoci attraverso gli occhi, le parole e le emozioni di un mondo animale che poi tanto animale non è.

Un bassotto grande a malapena quanto uno stivale, con il pelo ispido e le zampette corte, capace di sentimenti altissimi e di gesta eroiche in nome dell’amore e della libertà. Perché la forma è solo un’apparenza, e non ha davvero importanza.

Una levriera afghana elegante e sinuosa, col musino all’insù e la pelliccia morbida e candida, orgogliosa e fiera. Che imparerà a vivere , ad amare e ad essere amata. Perché l’aspetto è solo un caso, ma è l’anima il destino.

Una vecchia tartaruga leopardo, rapita dalle montagne africane della Luna ad opera delle mani avide della cattiveria umana, che diventerà demone vendicatore del meschino e angelo custode del generoso. Perché avere una ricchezza che non rende felice nessuno è come essere poveri.

Una pappagallina verde che è nata libera e parla tutte le lingue del mondo, che è la voce narrante del racconto, e che ci rende partecipi di quello che è un punto di vista sulla varietà umana tanto profondo e pulito quanto solo quello di un animale, in quanto non-umano, può essere.

Un mondo di animali, di cui fanno parte anche gli umani: malvagi, talvolta crudeli; oppure innamorati, fiduciosi, buoni. In quello che è un universo che soltanto la forza dei sogni, dell’amore e dell’amicizia può salvare. Senza dimenticare mai che le persone non sono attrezzi che servono ad aprire porte o trapanare un buco in un muro. Le persone devono pensare.