Romanzi

Giobbe

Trama e recensione di Giobbe, opera di Joseph Roth, edito da Newton Compton

Joseph Roth nasce in Galizia in uno sperduto villaggio ed ha già radicato dentro di sè l’amore per le sue origini, per la sua terra ed è questo che traspare nel romanzo Giobbe, dove egli usa un linguaggio semplice con uno stile scarno e disadorno, ama descrivere con tocchi poetici in maniera realistica particolari della vita quotidiana e soprattutto uno scrittore capace di amare fino in fondo i suoi protagonisti analizzandone debolezze e miserie, libero da falsi moralismi. Alla domanda “Ma perché pubblica i suoi romanzi egli rispose-devo pur vivere, anche se non servono a niente”. Meravigliosa questa locuzione secca e concisa che fa capire al lettore chi ha davanti, senza veli, senza ipocrisie.

Giobbe è una  saga ebraica che analizza la vita di un maestro talmudico, tale Mendel Suger, un povero ebreo che non avrà una vita semplice dal momento della nascita del quarto figlio, Menuchim, deforme e malato di epilessia. Uomo comune all’inizio del romanzo,  buono e privo di invidia verso coloro che stanno meglio di lui, a un certo punto trasforma il suo atteggiamento anche nei confronti di Cristo cominciando anche a bestemmiare… Solo quando ritroverà un po’ di serenità, espatriando in America, il suo atteggiamento ritornerà remissivo come prima quindi il suo percorso interiore non è statico ma molto controverso e pieno di contraddizioni…si pente spesso di decisioni prese, voltandosi sempre indietro e portando sempre nel cuore il ricordo della sua terra, le abitudini di una vita semplice fatta di piccole gioie quotidiane. Giobbe rispecchia proprio l’anima ebraica di Roth.

 

 

 

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