Fai bei sogni

I casi editoriali, di solito, li tengo un po’ a distanza: tutti li vogliono, tanti li leggono e molti ne parlano come di tappe letterarie imprescindibili, spesso accompagnate da quella fastidiosissima domandina retorica: “Non l’hai lettooo??!”. Tutti elementi che, sul momento, non giocano a favore dell’incensato libello di turno, il quale, tuttavia, può cogliermi pronta a divorarlo in tempi meno sospetti.

Ma l’ultimo libro di Massimo Gramellini, il romanzo autobiografico Fai bei sogni (edito da Longanesi), uscito in libreria ai primi di marzo e già alla quarta ristampa, è un’eccezione. Un’opera di “sartoria psicanalitica”, come la definisce l’autore nelle pagine del testo stesso, intensa, dolorosa, delicatamente ironica e che si legge tutta d’un fiato, mentre un groviglio di emozioni balza alla gola senza preavviso.

La storia che racconta – la sua, personale, di bambino rimasto orfano di madre all’età di otto anni e che, da allora, nutre un Belfagor nello stomaco e cammina come un elfo, con i talloni per aria… – è forte e misteriosa quanto il segreto che porta con sé: quello di un uomo che ha creduto (o, meglio, che ha voluto credere) per 40 anni a una menzogna sulla morte della propria mamma. Ora la verità, celata per tutti questi anni, negata e ignorata con accurata ostinazione “per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi”, è racchiusa in una busta. Una busta che sta per essere aperta dando a un uomo la possibilità di fare i conti con i mostri che albergano nella sua coscienza e, quindi, di crescere.

Massimo Gramellini (giornalista, scrittore, vicedirettore della Stampa e assiduo frequentatore del talk show Che tempo che fa, dove ogni sabato commenta i fatti della settimana con la sua ironia congenita), dopo il “libro-farmaco” L’ultima riga delle favole, (pubblicato nel 2010 ed edito da Longanesi), continua l’indagine, il confronto con le paure più intime. E, stavolta, si addentra nel buco nero più grande della propria storia umana, scrivendo un romanzo che ne svela il personale, tardivo, accidentale e necessario slancio verso la verità. Affinché il bel sogno dell’amore, e della vita, sia finalmente più reale del vero.

 

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