Brutta!

Trama e recensione di Brutta! opera di Constance Briscoe edito da Corbaccio

Si tratta di un’opera molto cruda quella di Constance Briscoe, poco romanzata e dalle tinte forti, tanto crudele quanto aperta alla speranza. L’autrice narra la sua tragica storia, in un’autobiografia che parte dalla sua infanzia, distrutta dalla madre per il solo motivo che trova la figlia brutta. Ebbene sì, sembra impossibile non vedere bella la propria creatura, sangue del proprio sangue, ma questa donna và oltre e la punisce per il suo aspetto maltrattandola fisicamente e psicologicamente.

Disperata, la piccola Constance decide di rivolgersi ai servizi sociali per essere messa in un orfanotrofio, ma al loro rifiuto cercherà di suicidarsi, bevendo candeggina. Questo gesto estremo è molto significativo, infatti la candeggina è stata scelta perché uccide i microbi e sua madre l’ha sempre definita così, un microbo perché infetta la società. A tredici anni viene definitivamente abbandonata dalla madre, in una casa senza cibo né elettricità.

Sembrerebbe la fine per questa fragile ragazzina ma, al contrario, dopo aver toccato il fondo inizia la sua risalita verso la luce. Si rimbocca le maniche e, con estrema dignità, nonostante tutti gli abusi subiti, riesce a ricominciare. Studia al lume di candela, perché non ha soldi per pagare la luce elettrica e contemporaneamente inizia a lavorare.

L’autrice Constance Briscoe è di origine giamaicana ed è nata in una famiglia numerosa, con cinque fratelli. Dopo essere riuscita a superare il trauma infantile della violenza e dell’emarginazione studia per una vita, diventando addirittura una dei primi avvocati donna di colore del Regno Unito. Il lettore è messo a dura prova perché non si trova certo davanti a pagine scorrevoli, non ci sono momenti in cui la tensione si allenta ma andare avanti è d’obbligo perché si sente forte il coraggio di questa donna, la sua voglia e la sua forza di cambiare.